Convito di San Giuseppe

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Originariamente il convito di San Giuseppe nasce come occasione per le famiglie benestanti di offrire ai poveri, oltre che una giornata da trascorrere in compagnia, un pasto molto sostanzioso rispetto a quello che erano soliti consumare. Così i meno fortunati avevano la possibilità di riempirsi la pancia e di alleviare le proprie sofferenze provando a dimenticare, anche se solo per un giorno, la loro infelice condizione. Della tradizione oggi resta sicuramente l’abbondante banchetto, ma lo scopo originario si è tramutato in una occasione per stare a tavola con amici, parenti e vicini di casa. Il pranzo, preceduto da preghiere in onore del Santo, prevede una serie di numerose pietanze, alcune più tradizionali, altre meno. Si è soliti iniziare con minestra e fagioli rigorosamente cucinati dentro ‘a pegnate (recipiente in terracotta utilizzato per cucinare pietanze direttamente nel camino), per poi proseguire con maccheroni con tonno e alici, maccheroni con la mollica, baccalà arraganate, fino ad arrivare ai cavezune (sfoglie con ripieno di ceci e miele), al riso con il latte e, recentemente, all’immancabile zeppola.