Toro
Toro Mappa

Toro è un paese collinare che conserva un'identità autentica, fatta di lavoro agricolo, relazioni forti e tradizioni che si tramandano da generazioni. Il centro storico si sviluppa attorno a una piccola piazza, con la chiesa madre e scorci suggestivi. La vita qui è scandita dai ritmi della natura, tra semine, raccolti e feste popolari. È un esempio vivido di ruralità molisana viva e resistente, che l’Ecomuseo contribuisce a raccontare e valorizzare.

Una curiosità di Toro è la presenza, nel centro storico, di ben 19 rue, piccole stradine contraddistinte generalmente dal cognome della famiglia che le abitava “Rua Graziano, Rua Francalancia, ecc…”. La più caratteristica risulta essere RUA DELLA SCIMMIA, che all’estremità verso Via Occidentale diventa molto angusta e bassa, quindi non agevolmente percorribile.

Patrimonio

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  • Convento Santa Maria di Loreto

    Il Convento di S. Maria di Loreto, posto nella parte più alta dell’abitato, in posizione amena e panoramica. Edificato nel 1592 dalla confraternita omonima, fu affidato ai Frati Minori Osservanti. Vi amava soggiornare il Cardinale di Benevento Orsini, il quale, una volta divenuto Papa Benedetto XIII (1724), diede in dono al convento, in ricordo della sua permanenza, una tela di grandi dimensioni della Madonna di Loreto, che reca la data 1727.

  • Chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore e Campanile

    Risalente al secolo XI è la chiesa parrocchiale del SS. Salvatore. Della struttura originaria non rimangono che alcuni elementi costituiti da due capitelli sormontati da figure di pesci nei tre spigoli. L’edificio fu ricostruito più volte a seguito di numerosi terremoti, quali quello del 1456 e quello del 1688. Fu distrutto completamente dal sisma del 26 luglio 1805; furono necessari diversi anni per la sua ricostruzione e per la riapertura al culto, avvenuta nel 1828. Del 1885 è la scalinata in pietra a due rampe semicircolari. Il campanile fu completato nel 1894. Danneggiata dal terremoto nel 1913, la chiesa fu riaperta dopo due anni. Gravemente lesionata, infine, dal terremoto di San Giuliano del 2002 è stata chiusa per oltre dieci anni e riaperta al culto il 23 agosto 2013.

    Il reperto di maggior pregio della chiesa è una stele funeraria in pietra con inscrizione romana risalente al terzo secolo, successivamente scavata e utilizzata come fonte battesimale, caratterizzata da bassorilievi raffiguranti scene di caccia con di animali in lotta tra loro.

  • Chiesa di San Rocco

    Di piccole dimensioni, fuori dalle mura abitate tra il XVI e il XVII secolo fu costruita la chiesa di S. Rocco. Adagiata sul “rapillo”, roccia arenaria, è dotata di un solo altare ai piedi di una nicchia in cui è posta la statua ottocentesca di San Rocco. Nel corso del 1985, questa piccola chiesa fu al centro della cronaca italiana, perché si gridò al miracolo. Migliaia di pellegrini e credenti accorsero per verificare uno strano gioco di luci che lasciava intravedere sulla superficie smaltata della nicchia il volto e il corpo di Cristo.

  • Monumento ai caduti

    Nella piazza antistante la chiesa, un tempo detta Piazza della Chiesa e dal 1945 Piazza Luigi Alberto Trotta, è collocato il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale inaugurato il 25 agosto 1920. È il primo monumento ai caduti edificato in Molise e uno dei primi in Italia,

    Nel corso del secondo dopoguerra, alle quattro lapidi iniziali, contenente i nomi dei caduti della Grande Guerra, sono state affiancate le lapidi con i nomi dei caduti, militari e civili, della Seconda Guerra Mondiale.

  • Palazzo Trotta

    Di rilevante interesse storico la casa della famiglia Trotta. La costruzione sorge nei pressi della chiesa madre, in Piazza Luigi Alberto Trotta, medaglia d’argento e di bronzo al valor militare. In memoria di Luigi Alberto Trotta dell’eroe caduto nel secondo conflitto mondiale, sulla facciata della storica dimora sono incastonati il busto e la lapide commemorativa, opere del famoso scultore Duilio Cambellotti.

     

  • Ponte romanico

    Il ponte di Toro, tra i più caratteristici se non il più caratteristico ponte in muratura del Molise, è stato progettato e realizzato in stile romanico nel 1813 dal muratore, architetto, ingegnere tuttofare Francesco Fagnani da Pescopennataro residente a Oratino.

    Perfettamente integro e funzionante, è un altro gioiello del paese. Caratterizza in particolare la Piana dei Mulini, così chiamata per i due mulini ad acqua che funzionavano nei pressi in riva al fiume, e la Fondovalle del Tappino tutta. Il ponte è meta di picnic grazie al boschetto di maestosi pioppi secolari e alla bella piana circostante.

  • Le vie dell’acqua

    Le vie dell’acqua “Pozzo a Monte, Fonaniola, Pozzo Peluso, Fontana a Valle, Fontana nuova”

    ‘A fentane a bballe, La fontana a valle è la più caratteristica del discreto patrimonio di pozzi e fontane rurali torese, disseminato per un agro povero di acqua sorgiva, e come tale problema secolare di Toro, che si accentuava d’estate, fino a diventare drammatico.

    L’antichissima Fontana a Valle, posta in località Fentaneiole (ossia Fontaniole, piccole fontane, tra le quali la Fontaniola vera e proprio e il Pozzo Peluso) è ancora ricca d’acqua. Un’acqua salmastra e non potabile ma ottima un tempo per irrigare gli orti circostanti e per abbeverare le “vetture”, ossia gli asini, i muli e i cavalli.

    Per la sua struttura caratteristica, con doppia cisterna a destra e a sinistra della pila centrale, mentre una seconda pila è posta alla sinistra di chi guarda, la Fontana a Valle è tappa fondamentale della Passeggiata ecologica che si tiene ogni anno dal paese al Ponte di Toro, lungo La via dell’acqua.

  • Museo della civiltà Contadina e della cultura popolare   

    Realizzata con tenacia e passione da Vincenzo Colledanchise, la raccolta privata esibisce centinaia di utensili, attrezzi da lavoro, abiti d’epoca, santini, oggetti e statue di pietà popolare.

  • Processione di S. Mercurio Martire

    Festa per celebrare San Mercurio Martire, un soldato sotto gli imperatori Decio (249-251) e Valeriano (253-260), la cui carriera lo portò al rango di generale. Quando i due imperatori decisero di iniziare le loro persecuzioni contro i cristiani, Mercurio rivelò all’imperatore la propria fede. Fu per tre volte torturato ma per tre volte venne miracolosamente guarito da un angelo. Infine fu condotto in Cappadocia, sua patria d’origine, e lì decapitato.

    Come da tradizione prima che la processione si avvii, la statua del “soldato” San Mercurio sosta davanti al monumento dei caduti toresi di tutte le guerre, mentre la banda dopo gli squilli della tromba e il silenzio esegue “La leggenda del Piave”.

  • Sagra delle Arèpas Venezuelane

    Sagra in onore dell’emigrazione e l’immigrazione di ritorno delle tante famiglie toresi che dopo la seconda Guerra mondiale sono emigrate per cercare fortuna in Venezuela e Argentina.

  • Convito di San Rocco

    Dal 2008 l’Associazione Il Nostro Paese organizza ogni 16 agosto “La Tavola della Solidarietà”, per mantenere viva la tradizione del Convito di San Rocco e trasmetterla alle nuove generazioni. Con l’impegno di quasi cento volontari viene riproposto l’antico menù della festa a un prezzo accessibile, destinando parte del ricavato a iniziative di beneficenza e offrendo gratuitamente i pasti a malati, anziani e famiglie in difficoltà, anche con consegna a domicilio. L’evento, che richiama numerosi partecipanti, rappresenta oggi uno dei momenti più significativi della comunità: non solo occasione di convivialità, ma anche testimonianza concreta di solidarietà e di rispetto per una tradizione preziosa.

  • Fuochi di Sant’Antonio

    L’usanza torese vede nella prima tredicina di giugno l’accensione di fuochi in onore di S. Antonio da Padova. Diverse vie e “viarelle”, molte di più nel passato rispetto ad oggi, vengono così illuminate e riscaldate dalle vive fiamme del fuoco che attira attorno a se molti degli abitanti del vicinato. La tradizione voleva che l’accensione dei fuochi rappresentasse un rito religioso: lo scopo infatti era quello di riunirsi attorno al falò per pregare in onore del Santo. Con il trascorrere degli anni questo rito ha perso in parte il significato originario: il raccogliersi attorno al fuoco è divenuto, infatti, un momento di aggregazione per trascorrere una piacevole serata di inizio estate. Oggi la tradizione che vede quale momento più importante l’accensione del fuoco più grande, quello della tredicesima e ultima sera, durante la quale, in cima alla catasta di legna e ginestre, viene fatto ardere un fantoccio di pezze e stracci, detto la Bamboletta. Con il sottofondo dello schioppettio tipico delle ginestre si gustano così, in compagnia, gustosi cavatelli e altre prelibatezze unite ad un buon bicchiere di vino.

  • Processione del Venerdì santo

    Processione del venerdì santo tra le strade del paese, in partenza dalla Chiesa del SS. Salvatore. Al rito partecipano anche gli Apostoli, cioè dodici edeli estratti a sorte, che nelle vesti di duemila anni fa, animano anche la cerimonia della Lavanda dei piedi, durante la messa solenne del giovedì Santo, detta in Coena Domini.

  • La Passione di Cristo

    È dagli Anni Ottanta del secolo scorso che la Pro Loco di Toro, insieme agli abitanti del paese, si impegna nel periodo pasquale ad organizzare la rappresentazione della Passione. L’impegno riguarda non solo la scelta dei figuranti e dei protagonisti più adatti, ma anche l’allestimento degli scenari scelti tra i luoghi più suggestivi del paese. Vengono narrate e riprodotte le tappe più importanti degli ultimi momenti della vita del Cristo, come: l’ultima cena, l’orto degli ulivi, il tradimento di Giuda, il processo di fronte a Pilato. Si arriva, dopo le varie cadute, al piazzale antistante il Convento di S. Maria di Loreto, dove si ricostruisce il Calvario e si svolge la commovente scena finale della crocifissione.

  • La Pasquetta (Pasqua-Epifania)

    La Pasquetta di Toro, celebrata la vigilia dell’Epifania, è eseguita da cori maschili o misti che cantano in piazza, davanti alle chiese e alle abitazioni. I testi consistono in dieci quartine di ottonari a rima baciata: le prime nove narrano la visita dei Magi a Gesù Bambino, la decima porta auguri pasquali ai padroni di casa e agli astanti.

    Il canto, su linea melodica a due voci pari, è accompagnato da un’introduzione strumentale (fisarmonica o altro) ripetuta ogni due strofe. L’orchestrina tipica comprende fisarmonica o organetto, chitarra, “bufù”, “streculatóre” (asse da bucato), acciarino e altri strumenti anche improvvisati.

    Tradizionalmente il rito terminava a mezzanotte con un banchetto offerto ai cantori; oggi si prolunga fino al mattino dell’Epifania, con l’ultima esecuzione alla prima messa nel convento, durante il bacio del Bambino. Negli ultimi anni la Pasquetta ha assunto una forte valenza religiosa e liturgica, distinguendosi nel panorama molisano rispetto all’originaria ispirazione laica.

  • Vigilia di San Giuseppe

    Il 18 marzo o il sabato precedente la Domenica più vicina al 19 marzo, a sera, alle ore 20.30 circa, viene celebrata la cosiddetta Messa degli uomini, alla quale sono ammessi sono fedeli di sesso maschile.

    La tradizione fu ideata a metà anni Cinquanta del secolo scorso dal compianto parroco don Camillo Iacobucci, il quale cercava in tal modo di favorire la partecipazione al Precetto Pasquale di gran parte dei maschi della parrocchia.

    L’iniziativa fu premiata dal successo, favorito dalla grande devozione di cui godeva e gode San Giuseppe, in onore del quale in molte case toresi veniva allestito il tradizionale convito. Almeno i padroni e i maschi di quelle case, risposero in massa all’invito, dando origine alla tradizione, in vigore ancora oggi.

  • Convito di San Giuseppe

    Originariamente il convito di San Giuseppe nasce come occasione per le famiglie benestanti di offrire ai poveri, oltre che una giornata da trascorrere in compagnia, un pasto molto sostanzioso rispetto a quello che erano soliti consumare. Così i meno fortunati avevano la possibilità di riempirsi la pancia e di alleviare le proprie sofferenze provando a dimenticare, anche se solo per un giorno, la loro infelice condizione. Della tradizione oggi resta sicuramente l’abbondante banchetto, ma lo scopo originario si è tramutato in una occasione per stare a tavola con amici, parenti e vicini di casa. Il pranzo, preceduto da preghiere in onore del Santo, prevede una serie di numerose pietanze, alcune più tradizionali, altre meno. Si è soliti iniziare con minestra e fagioli rigorosamente cucinati dentro ‘a pegnate (recipiente in terracotta utilizzato per cucinare pietanze direttamente nel camino), per poi proseguire con maccheroni con tonno e alici, maccheroni con la mollica, baccalà arraganate, fino ad arrivare ai cavezune (sfoglie con ripieno di ceci e miele), al riso con il latte e, recentemente, all’immancabile zeppola.

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0874 461101

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